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18 | LA TESEIDE |
26
Ma se mai viril animo teneste,
Ora bisogno fa, per quel ch’io senta;
Perciocchè voi, siccom’io, intendeste
Che ’l gran Teseo di venir s’argomenta
Sopra di noi avendoci moleste,
Perchè nostro piacer non si contenta
Di quel che l’altre, ciò è soggiacere
Agli uomini, facendo il lor volere.
27
Al suo inimicarci altra cagione
Veder non so, nè credo voi veggiate;
Perocchè mai alcuna offensione
Ver lui non commettemmo, onde assaltate
Dovessim essere: e questa ragione
Assai è vôta di degna onestate;
Perocchè non fa mal quel che s’aiuta
Per aver libertà, se l’ha perduta.
28
Ma qual che siasi la cagion che il mova,
A noi il difender resta solamente,
Sicchè non vinca per forza la prova:
Laond’io vi richieggio umilemente
E prego, se in cotal vita vi giova
Di viver qual noi tegnamo al presente,
Che l’animo, lo ingegno ed ogni possa
Mettiate contro a chi guerra ci ha mossa.