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348 LA TESEIDE


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Non l’è piaciuto, ed io non posso avanti:
     Dunque tu solo, che a me se’ rimaso
     Del sangue altiero degli avoli tanti,
     Quando verrà il doloroso caso
     Ch’io lascerò la vita e tristi pianti,
     Gli occhi, e la bocca e l’anelante naso,
     Pregoti che mi chiudi, e facci ch’io
     Tosto trapassi d’Acheronte il rio.

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E perchè tu, siccome io, amato
     Hai lungamente Emilia grazïosa,
     Io ho Teseo a mio poter pregato
     Che la ti doni per eterna sposa:
     Pregoti che da te non sia negato,
     Perchè tu sappi che di me pietosa
     Ella sia stata, ed a me porti amore,
     Ch’ella ha suo dover fatto e suo onore.

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E giuroti per quel mondo dolente,
     Al quale io vado senza ritornata,
     Ch’a dire il ver giammai al mio vivente
     Di lei niuna cosa t’ho levata,
     Se non forse alcun bacio solamente;
     Sicchè tal’è qual tu te l’hai amata:
     Onde ti prego, per tua cortesia,
     Che tu la prenda e che cara ti sia.