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LIBRO DECIMO | 367 |
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Dunque tra’ neri spiriti non deggio,
O pio Iddio, ciò credo, dimorare,
E del ciel non son degno, ed io nol cheggio,
E’ m’è sol caro in Eliso di stare:
Di ciò ti prego, e di ciò ti richeggio,
Se esser può che tu mel deggi fare:
So che ’l farai, se così se’ pio
Come suogli esser, venerando Iddio.
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Detto ch’ebbe così, con più dogliosa
Voce parole mosse, dove stava
Ippolita ed Emilia valorosa;
E i greci re e ciascuno l’ascoltava,
E Palemon con anima angosciosa,
Tanto del tristo caso gli pesava:
Ed esso con parola vinta e trista
Disse così con dolorosa vista.
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Or mancherà la vita, ora il valore
A’ Arcita finirà, ora avrà fine
L’acerbo inespugnabile suo amore;
Ora vedrà d’Acheronte vicine
Le triste ripe, ora saprà il furore
Delle nere ombre, misere tapine;
Ora se ne va Arcita innamorato
Del mondo a forza sbandito e cacciato.