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376 | LA TESEIDE |
11
Ed ingegnossi con parole alquanto,
Con quel silenzio ch’e’ potette avere,
Di voler temperare il tristo pianto,
Ricordando le cose antiche e vere,
Le morti e’ mutamenti e ’l duolo e ’l canto,
L’un dopo l’altro spesso ognun vedere:
Ma mentre che parlava ognun piangea,
Poco intendendo ciò ch’egli dicea.
12
Anzi così l’udivan, come il mare
Tirren turbato ascolta i naviganti,
O come folgor che scenda dall’are
Per nuvoletti teneri ovvianti
Dall’impeto suo cura di ristare,
Ma gli apre e scinde, e lor lascia fumanti:
E quel dì e la notte in duolo amaro,
Senza punto restar, continuaro.
13
Quinci Teseo con sollecita cura
Con seco cerca per solenne onore
Fare ad Arcita nella sepoltura;
Nè da ciò ’l trasse angoscia nè dolore,
Ma pensò che nel bosco, ove rancura
Aver sovente soleva d’amore,
Faria comporre il rogo, dentro al quale
L’uficio si compiesse funerale.