Questa pagina è stata trascritta e formattata, ma deve essere riletta. |
398 | LA TESEIDE |
77
Nel qual la lieta e bella giovinetta
Gir si vedeva in su gli nuovi albori,
E lietamente cantando soletta,
Frondi cogliendo e bellissimi fiori,
Ed a sè far leggiadra ghirlandetta:
E quivi a finestrella gli amadori
Erano in guisa, che chi gli mirava,
Diceva che ciascun di loro amava.
78
Vediensi poi li lor grievi sospiri,
E’ rotti sonni e l’amorosa vita,
E chenti e quali fosson lor martíri:
E quivi appresso ancora come Arcita
Di Peritoo con sommi disiri
Disprigionato faceva partita,
Ed in Corinto si vedea arrivare,
Quindi in Micena, poi in Egina andare.
79
Poscia d’Egina ad Atene tornato
E dipartito dallo re Peleo,
Ed il gran tempio d’Apollo lasciato,
Vi si vedeva servire a Teseo:
E mentre stette in così fatto stato,
Ciò ch’el fe’ v’era, e siccome Penteo
Dir si faceva, e siccome soletto
Se n’andava talvolta nel boschetto.