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428 LA TESEIDE


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Li greci re con li lor cavalieri
     Fer nuovi giuochi assai, e cavalcando
     Sopra coverti e adorni destrieri,
     E con ischiere varie armeggiando
     Per le gran piazze e ancora pe’ sentieri,
     La lor letizia a tutti dimostrando;
     Poi ritornando al palazzo gioioso
     Quand’eran disiosi di riposo.

75


Il giorno troppo lungo giudicato
     Da Palemon sen gía in ver la sera;
     Ed essendo già il ciel tutto stellato,
     In una ricca camera qual’era
     Quella dove fu il letto apparecchiato,
     Qual credere possiamo a così altiera
     Isponsalizia, invocata Giunone,
     Emilia se n’entrò con Palemone.

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Qual quella notte fosse all’amadore
     Qui non si dice, quegli il può sapere
     Che già trafitto da soverchio amore
     Alcuna volta fu, se mai piacere
     Ne ricevette dopo lungo ardore:
     Credomi ben, ch’estimando, vedere
     Il possa quel che nol provò giammai,
     Che lieta fu più ch’altra lieta assai.