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Pagina:Boccaccio - La Teseide di Giovanni Boccaccio nuovamente corretta sui testi a penna, 1831.djvu/447

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LIBRO DUODECIMO 429


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Ver’è che per le offerte, che n’andaro
     Poi la mattina a’ templi, s’argomenta
     Che Venere, anzi che ’l dì fosse chiaro,
     Sette volte raccesa e tante spenta
     Fosse nel fonte amoroso, ove raro
     Buon pescator non util si diventa:
     El si levò, venuta la mattina,
     Più bello e fresco che rosa di spina.

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E poi si fece Panfilo chiamare;
     E siccom’esso già promesso avea,
     Così gli fece eccelsi don portare
     Al tempio della bella Citerea,
     E con gran lodi la fece onorare,
     Lei ringraziando, per cui el tenea
     La bella Emilia da lui molto amata,
     E così lungo tempo disiata.

79


Quindi sen venne con allegro aspetto
     Nella gran sala riccamente ornata,
     Dove con gioia somma e con diletto
     Era la festa già ricominciata;
     E li re greci li vennero in petto,
     Con lieti motti della trapassata
     Notte qual fosse suta domandando,
     E molto di ciò insieme sollazzando.