Pagina:Boccaccio - La Teseide di Giovanni Boccaccio nuovamente corretta sui testi a penna, 1831.djvu/71

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LIBRO PRIMO 53


131


Egli avea già nel cor quella saetta,
     La qual Cupido suole aver più cara;
     E seco nella mente si diletta,
     D’aver per cotal donna tanto amara
     Fatica sostenuta; e lieto aspetta
     D’avere in braccio quella stella chiara:
     Parendogli colei assai più degno
     Acquisto che tututto l’altro regno.

132


Le donne avieno cambiati sembianti
     Ponendo in terra l’armi rugginose,
     E tornate eran quali eran davanti
     Belle, leggiadre, fresche e grazïose;
     Ed ora in lieti motti e ’n dolci canti
     Mutate avien le voci rigogliose:
     E’ passi avevan piccioli tornati,
     Che pria nell’armi grandi erano stati.

133


E la vergogna, la qual discacciata
     Avean la notte orribile, uccidendo
     I lor mariti, loro era tornata
     Ne’ freschi visi, gli uomini veggendo:
     E sì era del tutto trasmutata
     La real corte, a quel che prima essendo
     Senz’uomini le femmine parea,
     Che appena alcuna di loro il credea.