Pagina:Boccaccio - La Teseide di Giovanni Boccaccio nuovamente corretta sui testi a penna, 1831.djvu/72

Da Wikisource.
54 LA TESEIDE


134


Ripresi adunque i lasciati ornamenti,
     Di Citerea il tempio fero aprire,
     Serrato ne’ lor primi mutamenti;
     Qui fe’ Teseo Ippolita venire,
     E dati i sagrifizii riverenti
     A Venere, sposò con gran disire,
     Ippolita, l’aiuto d’Imeneo
     Chiamando, quivi il gran baron Teseo.

135


Molte altre donne a’ greci cavalieri
     Si sposarono allora lietamente,
     E per signor gli preson volentieri,
     Come avean gli altri avuti primamente.
     Con giuramenti santissimi e veri
     Lor promettendo che al lor vivente
     Nella prima follia non tornerieno,
     E che lor cari sempre mai averieno.

136


Tra l’altre belle vedove e donzelle
     Che fossono in quel loco, una ve n’era
     Che di bellezza passava le belle,
     Come la rosa i fior di primavera:
     La qual Teseo veggendola tra quelle,
     Fe’ prestamente domandar chi era:
     Detto gli fu, sorella alla reina,
     Emilia nominata la fantina.