Pagina:Boccaccio - Ninfale fiesolano di Giovanni Boccaccio ridotto a vera lezione, 1834.djvu/215

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epistola 45

ciocchè la carne innanzi posta, pigliando il sapore del legno, non diventasse sciocca. Dirai forse: se tu sai che io il sapessi, perchè me lo scrivi? Per Ercole! non per altro, se non perchè tu t’avveggia che ancor io mi sia avveduto che quello che quivi era non era di Malfa1.

Il proposto della sala (come appresso a certi nobili per addietro vidi per consueto cibi apparecchiati quasi colla voce del banditore annunziare l’anno precedente, acciocch’io non dica il mese o il dì) ti mostrava l’ordine del seguente, il quale dal cuoco era osservato. Buoi di vecchiaia e di fatica o d’infermità morti, si cercavano da ogni luogo, per tua sollecitudine dicevano molti; il che appena credeva, ricordandomi come per addietro solevi esser sollecito intorno alle buone cose! così o troie spregnate, o colombi vecchi che arsi o mezzi cotti a’ cenanti s’apparecchiavano, perchè, secondo l’autorità del re Ruberto, in nutrimento più forte si convertissono: e oltre a questo, Esculapio, Apollo, e ancora Ipocrate e Galeno queste interapeutiche vivande non molto commendano, e spezialmente in questo pestilenzuoso tempo. Oh come ben fatto! Acciocchè più pienamente la tua masserizia si conoscesse, tra due di quelli che sedevano alla prima tavola tre castagne tiepide venivano innanzi. Io non aveva detto le quisquilie piccolissimi pesciolini, ancora a’ mendicanti


  1. Casa di piacere del gran siniscalco Acciaiuoli, come si ha da Matteo Palmieri nella di lui vita, a p. 106 (Firenze, 1588.)