Pagina:Boccaccio - Ninfale fiesolano di Giovanni Boccaccio ridotto a vera lezione, 1834.djvu/247

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77 a messer francesco

lieto viso donare. Tito Quinzio Flaminio consolo romano, non di minore animo, uno dì con una sola voce di banditore, alla a sè sottomessa Grecia concedette libertà. A Pompeo Magno parve piccola cosa per forza d’arme acquistare Tigrane, e immantinente con animo magnifico restituire il regno a’ nemici: e così al giovane Tolomeo donare Egitto. E, per non dirne più, queste sono le cose della magnificenza, questi sono certissimi testimoni degli animi grandi. Domando nondimeno che costoro dicano, se elli pongono in cotali cose magnifiche di costui aver trovata la tavola tonda, acciocchè in uno vaso molti mangiassono quello che si suole innanzi a due porre ancora da coloro che cittadinescamente vivono; e dicano, se egli è Magnifico... il che a lui ragionando così sollecitamente rivedere la ragione delle pecunie spese, e con involgimento di parole gli amici, a’ quali egli sia obbligato, tirare in strema povertà. Lascino adunque gli sciocchi il levare in alto colui che non conoscono, e però, a Dio prima, e poi a me rendo grazie che, acciocch’io non avessi queste magnificenze a provare, modo trovai al mio partire.

Assai è detto quello ch’io abbia tenuto, e perchè io mi sia partito; postochè niente ti sia occulto, stando ancora me costà: il che così distesamente ho detto, perchè tu artificiosamente ti mostri dimentico. Ma una cosa non voglio io lasciare, la quale è quasi miracolosa. Mentrech’io era presso a Mecenate, io udi’ certamente lui molte volte dire e affermare con quanta gravità poteva, sè desiderare essere nudo