Pagina:Boccaccio - Ninfale fiesolano di Giovanni Boccaccio ridotto a vera lezione, 1834.djvu/249

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epistola 79

da potenza a molti dal cielo e dalle stelle paiono compiuti, non è una medesima uniformità; perocchè il continuo movimento del cielo, e la varietà del concepere e del nascere li fanno diversificare d’attitudine, d’effigie e di stature; e siccome per organi più larghi o più stretti, o più lunghi o più brevi, e meno o più dirittamente o dalla natura o dall’artifice lavorati, lo spirito che n’esce in voci più acute e più gravi, più dolci e più aspre, ovvero roche e soavi si converte; così dalla varietà de’ corpi prodotti varii appetiti veggiamo e operazioni, benchè l’animo virile ad ogni cosa, benchè malagevolmente, può resistere.

Adunque da queste attitudini de’ corpi prodotti, obbedendo l’anima alla simplicità della prima natura, da quella sì addiviene, che colui che è nato atto a cose di guerra, e in quelle avviluppato, favoreggiandolo la fortuna, sopra il codardo e servente alle cose di villa agevolmente abbia ottenuto l’imperio, e sè abbia detto nobile, e colui servo. E così, per lasciare l’altre cose, è fatta la differenza intra i nobili e i plebei. Ma poichè quelle cose che sono seguitate da queste, per la potenza de’ maggiori meno dirittamente sono servate, avviene che quelli i quali meritamente si possono chiamare nobili, obbediscono a’ vili, i quali per la costituzione del cielo di nobili sono nati; come veggiamo che a’ nobili spesse volte nascono de’ villani.

Perchè adunque cerca costui l’altrui schiatta, spessissimamente, com’io penso, vituperata da vilissimi discendenti? Non gli basta, di qualunque e’ sia nato, con grandigia avere avanzati i suoi mag-