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40 | ninfale fiesolano |
XXXVI.
E io per me omai mi rimarroe
Di più seguirti, e va’ dove ti piace,
E nella mia mal’ora mi staroe
Con molte pena senza aver mai pace;
E senza dubbio al fine io mi morroe,
Ch’io sento il cor che già tutto si sface
Per te, che ’l tieni in sì ardente foco,
XXXVII.
Correa la ninfa sì velocemente
Che parea che volasse, e’ panni alzati
S’avea dinanzi per più prestamente
Poter fuggire, e aveasegli attaccati
Alla cintura, sì che apertamente
Di sopra a’ calzerin ch’avea calzati
Mostra le gambe e ’l ginocchio vezzoso,
XXXVIII.
E nella destra man teneva un dardo,
Il qual quand’ella fu un pezzo fuggita
Si volse indietro con rigido sguardo,
E diventata per paura ardita
Quel gli lanciò col suo braccio gagliardo,
Per ad Affrico dar mortal fedita;
E ben l’avrebbe morto, se non fosse
Che in una quercia innanzi a lui percosse.