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parte terza | 61 |
XXI.
Ell’era tutta d’alber circundata,
Di verdi frondi che facean ombria
Ad essa; e poi ch’alquanto l’ha mirata,
Appiè di quella a seder si ponia,
Pensando alla sua vita sventurata,
E dove amor condotto già l’avia;
Poi si specchiava nell’acqua, e pon cura
XXII.
Perchè pietà di sè stesso gli venne,
Veggendosi sì forte sfigurato,
E le lacrime punto non ritenne,
Ma forte a pianger egli ha cominciato,
Maladicendo ciò che gl’intervenne
Il primo giorno che fu innamorato,
Dicendo: lasso me, a che periglio
XXIII.
E con la man la gota sostenendo,
In sul ginocchio il gomito posava,
E sì diceva tuttavia piangendo:
Oimè, dolente la mia vita prava,
Ch’ella si va come neve struggendo
Al sol, tanto questa doglia mi grava!
E come legno al fuoco mi divampo,
Nè veggio alcun riparo allo mio scampo.