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CENTURIA SECONDA - RAGGUAGLIO XXI 101

essendo bracchi di eccellentissimo odorato, non mai scuotevano la coda, che molto vicina non avessero la quaglia: perché gli uomini sensati facilissima stimavano la riuscita di quel negozio, ancorché molto arduo, nel quale gl’ingegni pari a quello del prencipe Venieri avevano posta la mano, e che faceva bisogno considerare che un tanto soggetto in quel giuoco cosi risolutamente non averebbe fatto del resto di tutta la sua riputazione, se non si fosse veduto un «cinquantacinque» in mano. I maestri delle cerimonie, come prima si chiarirono della deliberata risoluzione del Venieri, per ovviar agli scandali che in cosa tanto aromatica averebbono potuto nascere, volando corsero ad Apollo, al quale dissero quanto occorreva. Sua Maestá non solo, come credevano molti, non aborri, ma contro l’aspettazione della maggior parte di que’ virtuosi che le erano allato, sommamente ammirò la pretensione del prencipe Venieri: e grandemente attonito rimase che solo quell’uomo, veramente singolare, quell’inconveniente avesse conosciuto, che da numero quasi infinito di prencipi elettivi, che si veggono in Parnaso, non era stato avvertito; e percioché nella dilazione della risoluzione manifesto pericolo si correva di scandalo grave, e il negozio aveva bisogno di presta spedizione, senza altramente far citar la parte, usando la plenitudine della potestá ch’egli ha sopra i suoi letterati, in quello istante decretò che al prencipe Venieri sopra le monarchie tutte ereditarie fosse data la precedenza ch’egli chiedeva, e liberamente disse che «generavi et nasci a princípíbus fortuitum , nec ultra aestimatur » (»); che però non solo somma ingiustizia, ma infinita ignoranza era che le monarchie ereditarie, che senza precedente merito alcuno dalla sola cieca fortuna e dalla ragion del sangue erano date a’ prencipi, quali essi si fossero, nel suo Stato, dove la sola altrui virtú era avuta in considerazione, fossero vedute preceder a que’ soggetti di valore, che con l’istromento di una rara virtú, di un singoiar merito, in una ben regolata elezione di piú virtuosi elettori si avevan saputo acquistar il principato.

(i) Tacito, nel libro I delle Istorie [cap. 16].