Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. II, 1948 – BEIC 1771928.djvu/318

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avaroni che in vii considerazione hanno la preciosa ricchezza di lasciar di loro stessi onorata fama a’ posteri, aveva voluto che anco si stendesse agl’istorici. Che però monsignor Giovio, con riputazion sua infinita, con le esaggerate lodi date ai prencipi suoi amorevoli, con l’inchiostro suo soprafino aveva potuto contracambiare la liberalitá di quei che l’avevano beneficato. E tuttoché di colui che è censurato strettissimo debito sia di sempre tacere, e che questo stile da’ maestri delle ceremonie pegasee nello stesso ingresso della sala fosse ricordato al Giovio, egli nondimeno, vinto dallo sdegno, non potette contenersi che, rivoltatosi verso Natal Conti, non li dicesse: — Qual lode umana può meritar, non dico un uomo, ma un semideo stesso, che compitissimamente non si debba dare al mio gran Cosimo, secondo Augusto italiano? — Poco appresso il signor Francesco Berni oppose al medesimo ch’egli troppo acerbamente aveva perseguitata la memoria di Lorenzino de’Medici. In difesa del Giovio dissero i censori che per quella sua azione intanto il Giovio non meritava biasimo alcuno, che anzi severamente faceva bisogno castigar que’ sediziosi istorici, che, con far gli encomi dei Bruti e dei Cassii, i popoli ignoranti chiamavano alle ribellioni, e gli animi feroci, gl’ingegni bestiali e le persone disperate invitavano ad ordir congiure contro i prencipi buoni. In ultimo poi Girolamo Muzio iustinopolitano disse che le Istorie del Giovio, essendo piene di bugie, piú tosto erano degne del fuoco che meritassero l’eternitá. Allora i signori censori fecero instanza che il Muzio i luoghi particolari adducesse dove il Giovio aveva mentito; il quale rispose ch’egli altro non ne sapeva, eccetto che pubblicamente l’aveva udito dire: onde conobbero tutti il Muzio esser uno di quegl’ignoranti, che il Giovio accusavano bugiardo senza averlo letto.