Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. II, 1948 – BEIC 1771928.djvu/57

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RAGGUAGLIO XIV

Apollo, conforme all’ordinario costume del primo giorno di chiaschedun mese, ode le domande di que’ soggetti che fanno instanza di esser ammessi in Parnaso.

Non altra cosa piú stima Apollo indegna di sé, che anco per brevissimo tempo ritardare il dovuto premio della gloria a que’ virtuosi che co’ dotti scritti loro hanno meritata la fama eterna. Quindi è che Sua Maestá a que’ letterati, che hanno occasione di chieder l’ammissione in Parnaso, non solo con le continove udienze dá la soddisfazione che si dee, ma all’esamina degli scritti e delle persone loro, molti secoli sono, deputò il primo giorno di ciaschedun mese, nel quale, deposta la cura di tutte le altre faccende, solo si attende a negocio di tanto rilievo. È ben vero che, affine di non profanare questi virtuosi luoghi di Parnaso con introdurre in essi le persone di quelli che ancora non sono stati giudicati degni di stanza tanto onorata, la solennitá di cosi celebre azione non nella solita residenza del palazzo reale di Sua Maestá, ma fuori delle mura di Parnaso vien celebrata nel famosissimo prato febeo; dove ieri mattina, primo giorno di settembre, per Sua Maestá, per le serenissime muse, per li prencipi poeti e per li baroni letterati di questa corte essendosi rizzato numero grande di padiglioni, Apollo, con la solennitá di una pomposa comitiva, molto per tempo si trasferi al luogo determinato, dove senza dimora alcuna si diede principio al negocio. Non è credibile il gran concorso de’ letterati di tutte le professioni, che, desiderosi di fare acquisto di cosi onorata abitazione, vi comparirono quel giorno. Onde le guardie di Sua Maestá, che strettissimo ordine hanno di usar verso ognuno somma modestia, piú che molto penarono per far istar addietro l’infinita turba di quelli che facevano instanza di essere ammessi all’udienza reale. E tutto che infinito sia il numero de’ pre