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RAGGUAGLI DI PARNASO

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RAGGUAGLIO XLIII

[Pietro Strozzi si reca a baciar la mano a Cosimo de’ Medici.]

Quegli che, sempre perdendo, non fu giammai da’ suoi nemici vinto, poiché, ancorché ricevesse perpetuamente delle sconfitte, non fu però giammai superato da alcuno nella guerra; quegli al quale con i perpetui infortuni delle infelici battaglie si facea ognora piú maggiore l’ardir del cuore; quegli che per la sua celeritá di mano, di piede, d’ingegno fu meritamente chiamato il fulmine della guerra; quegli che avea la prudenza italiana e l’ingegno focoso francese; quel cittadino onorato, che non volle giammai spogliarsi quelle armi, che una sol volta vesti per difesa della sua patria; queirimplacabile inimico della serenissima casa de’ Medici, Pietro Strozzi, vedendo che Parnaso tutto risuonava delle lodi, che da tutti i letterati si celebravano della maravigliosa e portentosa prudenza del massimo Ferdinando granduca di Toscana, chiamato nei versi dei poeti, nelle orazioni degli oratori unico protettore della libertá italiana, e vedendo la gloria moderna della nobilissima Toscana, la grandezza suprema nella quale appresso tutte le genti sotto il felicissimo prencipato della casa Medici è salito il nome della nazion fiorentina, e avendo considerata la pace, l’abbondanza e la rettissima giustizia, che gode ora la Toscana, e avendo paragonata la felicitá del presente governo, quieto sotto il prencipato, con la tumultuosa libertá passata, mosso dai due potentissimi stimoli della caritá verso la patria e della veritá, disse che non era piú tempo da viver ostinato; onde, accompagnato da un numero grande di capitani fiorentini suoi aderenti, andò tre giorni sono a ritrovar il serenissimo Cosimo de’Medici, primo granduca di Toscana, e, con maraviglia grande di quel prencipe e di tutti i circo