Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. III, 1948 – BEIC 1772693.djvu/144

Da Wikisource.

mezzo le acque ascondesse in sé qualche gran misterio; onde, levatosi in piedi, grandemente si dolse con il sacerdote del tempio, che l’oracolo l’avesse stimato indegno di una chiara risposta data in voce e gli avesse con quella tavola di corografia posto l’animo in grandissimo dubbio, non sapendo interpretar il vero significato per qual cagione si vedea in essa la cittá di Venegia dipinta in terra ferma. Rispose il sacerdote al Gritti, che l’oracolo per maggiormente contentarlo, non con versi composti di parole dubbie, com’è suo costume, gli avea data la risposta incerta, ma con la pittura piú chiara delle parole, con la quale avea risposto alla domanda, che gli era stata fatta, che la libertá veneziana allora sarebbe mancata, che la cittá di Venegia si fosse ridotta in terra ferma. Allora il prencipe Gritti : — Se questo è — disse, — la libertá della mia patria non morirá mai, poiché il mare che la cinge è eterno, né cosi gran macchina come è la cittá di Venegia può da potenza o forza alcuna umana esser dalle lagune trasportata nelle campagne di Padova. — Cosi sarebbe — rispose allora il sacerdote, — quando non aveste la Brenta, il Po e l’Adige, fiumi reali, per nemici implacabili, che vogliono al dispetto delle vostre diligenze, che usate per difendervi, riaur tra breve tempo le vostre lagune in campi buoni da seminare.