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CENTURIA TERZA - RAGGUAGLIO XLIX I49

non ha mai provato altro stato che quello della libertá; questo dico perché molti Tedeschi vivono oggi liberi, che son nati in servitú, e non mancano di qualche nota appresso tutte le religioni e tutte le nazioni quei che, essendo nati in uno stato, passano ad un altro, e però paiono i Tedeschi Turchi, Ebrei divenuti neofiti, rispetto a noi, che si potiamo dire che viviamo nel stato medesimo nel quale siamo nati. Ma, o divinissimo padre delle muse, qual republica mai, o romana, o cartaginese, o greca, o antica, o moderna, si può paragonar con la nostra in materia delle sue prudentissime e sagacissime leggi? Norimberga vostra, o Tedeschi, e altre molte di voi, la fiorentina republica e altre d’Italia non hanno con tanto onor nostro e util loro mandati uomini alla nostra cittá per aver da lei leggi santissime, leggi piene di esattissima prudenza, leggi atte a fondare e mantenere una eterna libertá? Qual republica mai, qual popolo gode maggiore, piú lunga e piú tranquilla pace de’ gentiluomini e cittadini veneziani, argomento unico e grandissimo della immortalitá della nostra republica? Ripeto di nuovo che sono quattro giorni, che voi vi siete fatti liberi e avete fondata la vostra libertá con leggi tali, che siete incorsi nelle guerre civili, febre pestilenziale che uccide la libertá, e piú di una volta avete empiute le piazze de’ cadaveri e fatti correr fiumi di sangue umano, quando avete a furor di popolo, uccidendo la nobiltá, mutata la saggia aristocrazia in tumultuosa democrazia e la democrazia in aristocrazia. Taccio che tutti voi, o illustrissimi letterati che avete scritto, avete dato loda di singoiar prudenza al senato veneziano, la quale non hanno nemmeno taciuta ne’ loro scritti gli emuli o nemici nostri, onde si potiamo, e meritamente, [vantare] che fino l’immortalissimo Carlo V ebbe bisogno, domandò e si servi de’ nostri consegli; né per iattanza o vanagloria ricordo io queste cose, ma questa presente occasione mi sforza a non tacerle. Aggiungete alle cose che io ho dette la .grandezza del dominio nostro e la potenza nostra, che in mare è singolare e in terra ha pochi che l’avanzino. La Grecia, la famosissima isola di Cipri e l’imperio grandis