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RAGGUAGLIO IV

La Monarchia di Spagna entra in Parnaso con gran pompa e chiede ad Apollo che gli serri il cauterio di Fiandra: e non l’ottiene.

Ancorché alla serenissima Monarchia di Spagna, che quattro mesi sono giunse a questa corte, la Maestá d’Apollo non solo avesse subito decretata la solenne entrata, tua il pubblico concistoro de’ letterati nella reai sala dell’audienza con la presenza delle serenissime muse, nondimeno non prima fu eseguita che due giorni sono, mercé ch’ella ha consumato il tempo tutto di quattro mesi in accordare con i prenci pi poeti li titoli ch’ella dovea dare e ricevere da ciascheduno, e in convenir nel modo di riceverli e di esser da essi ricevuta nelle visite. Mentre stupirono li virtuosi e amaramente piansero la dura condizione delli tempi moderni appestati dalla corruzione di tante vanitadi, fece maggiori le afflizioni dei virtuosi, che molti prencipi letterati apertamente negarono di voler esser visitati da quella gran reina, dicendo che sospettavano di ricevere da lei qualche affronto, perché teneano lettere fresche d’Italia, nelle quali dai loro amorevoli erano avvisati a star con l’occhio aperto, essendo particolarissimo costume degli Spagnuoli d’andar a visitar le persone per ingiuriarle, non per onorarle, e che però parea loro specie di grandissima pazzia, invece di fuggir gli affronti, aspettarli in casa e riverentemente riceverli con la berretta in mano. E con tutto che cosi potente Monarchia con stupor grande d’ognuno molto piú si sia mostrata avara in dar altrui soddisfazion di titoli, che in donar gli scudi d’oro, nondimeno da questi prencipi poeti e da tutti li potentati virtuosi, che piú attendono alla sostanza che alla vanitá delle cose, in questa materia titolare ella ha ricevuto tutti quei gusti c’ha saputo desiderar maggiori. È ben vero che a cosi gran reina appresso questa corte molto ha scemata la riputazione Tessersi veduto che, con tutto che ella