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RAGGUAGLIO LVII

[Cesare Caporale fa il mal soddisfatto e finge essere in collera con i suoi benefattori; di che essendo stato accusato nel tribunale dell’ingratitudine, avanti Apollo fa le sue difese.]

Nel Stato elettivo di Elicona occorse che dal nepote del prencipe passato, che fu quelli che governò tutto lo Stato, il signor Cesare Caporale, poeta molto famoso, fu adoperato In tutti li negozi piú principali e bonificato in estremo di ricchezze e gradi onorati; e, dopo la morte del prencipe essendo succeduto un altro, il quale, come accade, poco amava la memoria del prencipe passato e il suo sangue, ei per conseguenza aveva per suoi diffidenti tutti li ministri del prencipe passato; di che accortosi il Caporale, per non cader di riputazione in quel Stato e. per mantenersi nelli gradi e carichi che egli esercitava, si pubblicò per malissimo satisfatto del prencipe passato e capitale inimico d’esso nepote: artifizio che gli giovò tanto, che egli fu tenuto per confidentissimo e acquistò tanta grazia appresso il prencipe novo e suo nepote, che piú tosto aveva augumentato, che scemato punto la sua reputazione. Il qual modo di procedere dispiacendo gravemente al nepote, l’accusò appresso Sua Maestá per ingrato nel tremendo tribunale dell’ingratitudine, dove il Caporale, essendo stato citato, comparve per difender la causa sua; ma, quella mattina che ella alla presenza di Sua Maestá si disputava e faceva la relazione dalli giudici, il Caporale non aveva capo alcuno da difendersi, onde non poteva impedire che precipitosamente non gli fosse data la sentenza contro, percioché li benefici che egli aveva ricevuti erano chiari, cosi come grande e notoria era la mala satisfazione che egli mostrava. Di che accortosi il Caporale, fece quella risoluzione che gli salvò la reputazione e le facultá, percioché andò ad Apollo e all’orecchio di lui disse molte cose, che non si intesero, ma si vide che