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RAGGUAGLIO LVIII

[II] governator di Libetro impara l’arte di pelar la gaggia.

Il governator di Libetro fu al li giorni passati condotto in queste carceri con una grandissima vergogna con una pubblica meretrice, che egli teneva in quel governo; e percioché la lascivia, come quella che dá grandissimo scandalo alli popoli, è odiosissima appresso Sua Maestá, preparavano li giudici di darli un severissimo castigo, quando egli nelle sue difese provò che, essendo egli frigido e impotentissimo nell’atto venereo, non teneva in sua casa quella donna impudica per cagion libidinosa, ma per un’altra particolare, che avrebbe propalato all’orecchio di Sua Maestá. Al quale essendo stato ammesso, disse che egli in molti governi nelli quali era stato aveva patite persecuzioni grandi e corse grandissime burrasche, ma che, dopo che egli pigliò per tramontana della sua navigazione li consegli di quella cortigiana, le cose sue erano passate benissimo, mercé che, essendo egli grandemente ignorante nell’arte che ha bisogno di tanta destrezza di pelar le gaggie, quelle donne, che sono summe dottoresse nell’arte, glie l’imparavan talmente, che, dove l’altri governi gli riuscivano poveri di denari, ricchi di persecuzioni, poi che si governava con il conseglio di quella donna si trovava guadagnare quattrini e reputazione.