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RAGGUAGLIO LXIV

[Avendo i principali senatori d’Acarnania deliberato di raffrenare gli eccessi del prencipe loro, uno fra essi li ammonisce a non darsi la zappa sul piede.]

Il duca d’Acarnania, il quale, come è noto ad ognuno, è prencipe elettivo, vivendo una vita molto licenziosa e rilassata cosi malamente è venuto in odio de’ suoi popoli, che par che non possino piú sopportarlo, percioché le rapine che egli usa nelle facoltá dei suoi sudditi, la sete che mostra aver del sangue degl’innocenti e le insolenze con le quali inquieta e affligge ogni qualitá di persone non si possono pur immaginare, nonché scriver da alcuno; e parendo ad ognuno che cosi esorbitante modo di procedere, anco indegno di esser usato da prencipe ereditario in qualsivoglia Stato che riceva tutta la servitú, se non risentimenti di fatti, meritasse almeno correzion di parole, tutti i migliori uomini dell’Acarnania fissarono gli occhi nei senatori dello Stato, personaggi che, per la prerogativa che hanno di eleggersi il prencipe, sono in quel Stato di somma autoritá; di modo che, essendosi il senato avveduto della mala soddisfazion universale del popolo verso il prencipe, sotto pretesto di deliberar altre faccende, si congregò nel tempio della Concordia, dove sopra le brutte azioni del prencipe fu fatto lungo e maturo discorso; dopo il quale tutti i senatori rimasero in questo appuntamento, che il prencipe fosse avvertito ad astenersi da quelle cose che, dando disgusto universale, alla giornata avrebbono potuto apportargli qualche travaglio. Questa deliberazione fece il senato, quando un senatore stimato da tutti di molta prudenza disse, che egli approvava la risoluzion fatta, ma che ricordava a tutti che maturamente considerassero lo stato nel quale si trovavano le cose e le persone loro, allora che nell’Acarnania avevano regnato prencipi di eccellente virtú, e lo paragonassero col presente, ché chiaramente avrebbono conosciuto che sotto il