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RAGGUAGLIO LXVI

[Annibai Caro viene finalmente ammesso in Parnaso e nella cavalcata fatta in suo onore si risolve una questione di precedenza tra Offredo Giustiniani e Andrea Doria.]

Sono giá passati quaranta anni che il commendator Annibai Caro giunse ai confini di questo Stato e che per memoriale pòrto a Sua Maestá fece instanza di esser ammesso nel collegio dei letterati ; e percioché il Caro, che è sempre stato di caro e amenissimo ingegno, a viva voce da tutti i vertuosi per termine di rigorosa giustizia fu giudicato meritevolissimo di quel luogo ch’egli chiedea per mera grazia, nello stesso medesimo giorno sarebbe stato introdotto in Parnaso, se il rispetto grandissimo di Lodovico Castelvetro, che molto tempo fa ha avuto luogo nel collegio dei virtuosi, non avesse intorbidato quel negozio, percioché Apollo, che sopra tutte le cose procura la pace tra i suoi letterati, fece saper al Molza, suo avvocato, che grandemente instava per l’admissione del Caro, che egli non mai l’avrebbe lasciato entrar in Parnaso, se prima non seguiva la riconciliazione tra lui e il Castelvetro. Il Molza dunque, udita che ebbe l’ultima risoluzione di Sua Maestá, con tutte le forze dell’ingegno suo sollecitamente s’impiegò nella conclusione di quella pace; ma, contro ogni sua opinione, avendo trovato il Castelvetro molto ostinato, il Caro, fieramente battuto dallo stimolo di goder la deliziosa stanza di Parnaso, fece la risoluzione, che per virtuosa fu approvata da tutti letterati, di ricever per burla una ingiuria fattagli da dovero, onde alli 13 fece la sua solenne e pubblica intrata; e sebbene i prencipi poeti, i titolati e tutti i baroni letterati si posero in ordine per incontrarlo e accompagnarlo, nondimeno la Maestá di Apollo, per esilarare con un onorato spettacolo l’animo dei suoi virtuosi, comandò che il Caro non da altri fosse accompagnato al pubblico concistoro, che da quei