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CENTURIA TERZA - RAGGUAGLIO LXXVIII 231

pensioni che mi son indotta a pagar loro, a bello studio allungano i negozi senza concluder mai, e da me recevendo puro oro, altro non hanno di spagnuolo che i bei lattuconi di Cambrai che gli vedete al collo e le brache fatte alla sivigliana; e mentre con le loro fraudi mi tengono ben pasciuta di speranze, con animo ingordo e sopra ogni credenza rapace e lontanissimo dal fine dei pensieri miei, a guisa di puttane vecchie alle quali un facoltoso e semplice giovane sia capitato nelle mani, mi rodono senza pietá, mi scorticano senza discrezione, e io misera, scioccamente trovandomi immersa nell’infelice pania degli Ebrei, son pasciuta di speranze, e con somma ansietá stando aspettando il passato e sperando quello che è venuto, «prudens, sciens, vivos, vidensque pereo et quid agavi nescio» b).

(1) [Terenzio, Eunuchus, versi 72-73.]