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RAGGUAGLIO LXXVIII

[La Monarchia di Spagna incontra la Reina d’Italia e con lei si lamenta

degl’italiani che la pascono di speranze.]

Mentre gli giorni passati la serenissima Reina d’Italia ritornava dalla audienza reale di Apollo, per istrada s’incontrò con la potentissima Monarchia di Spagna, che andava ancor ella alla medesima audienza, e con giocondissima faccia fece con esso lei dimostrazioni di amorevolissimi complimenti dagli ignoranti circostanti riputati sinceri, ma molto finti creduti da quei politici, che benissimo sanno quanto amendue queste grandissime prencipesse sieno dotte nell’arte cortigiana di accortamente saper velare «odium fallacibus blanditasi (*). La Reina d’Italia, che da pochi ma però tutti onoratissimi soggetti della sua nazione era accompagnata, in estremo rimase maravigliata dell’immenso corteggio che di varie nazioni avea quella potentissima Reina, e tra la confusione di gente tanto numerosa riconoscendo molti qualificati baroni italiani non soggetti alla monarchia spagnuola, parendole grandissima infamia che quei suoi nobili per una mendica pensione di pochi danari scialacquassero infinita reputazione, tanto si commosse, che tutta sconsolata, con un sospiro che gli usci dall’intimo del cuore, esclamò che con inaudita ingratitudine da’ suoi avarissimi figliuoli era abbandonata, tradita, assassinata. A questo gemito, che da ognuno fu udito, la Monarchia di Spagna si rivoltò subito, e ancor con gemiti di infinita mestizia: — Lasciate — disse — o serenissima signora, pianger a me, che da questi vostri Italiani, avari mercatanti della libertá loro, sono aggirata, pelata e fino al vivo della carne crudelmente scorticata, i quali sempre stando nel traffico di vendermi speranze, solo affine di eternar la paga delle mesate delle

(i) [Tacito, nel libro XIV degli Annali, cap. 56.]