Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. III, 1948 – BEIC 1772693.djvu/248

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toli dal maggiordomo di quel signore. La nuova, che si sparse subito per tutto Parnaso, dell’onorata ambascieria mandata dall’imperatrice Irene al signor Prospero fece che gli signori Fabrizio, Ascanio, Pompeo, Marcantonio e altri signori grandi dell’insigne famiglia di Colonnesi volando corsero alla casa del signor Prospero, dove avendo dagli ambasciatori intesa la loro mala soddisfazione per la perplessitá di lui, tutti gli furono addosso chiamandolo stolto, che mostrava di non aver occhi da veder e giudizio da conoscere tanta felicitá, che fino l’era andata a trovare in casa; e soggiunsero che col far difficultá in quelle imperiali nozze non solo egli non mostrava al mondo sorte alcuna di virtú, ma che scopriva una vergognosa inerzia, e che però facesse chiamar subito gli ambasciatori e, con dar tutta quella soddisfazione che desideravano, medicasse il primo gravissimo error d’essersi mostrato perplesso. Rispose il signor Prospero che nelle nozze dell’imperatrice Irene non si trovava tutta quella felicitá che essi credevano, ma che vi erano difficultá tanto grandi, ch’egli era risolutissimo di rifiutarle. Rispose allora il Cardinal Pompeo: — Ben si conosce, Prospero, l’effetto che ha oprato in voi la nuova di cosi rara felicitá, poiché v’ha fatto divenir frenetico. — Anzi — rispose il signor Prospero — io non fui mai a’ miei giorni cosi padrone di tutti [i] miei sensi, come mi trovo ora; e certo che il negozio che ho per le mani lo richiede, contrastando in me l’ambizione con la riputazione. Signori, questa è veritá troppo chiara, che niuna azione piú pericolosa può fare un signor privato, che pigliar moglie di sproporzionata grandezza, mercé che ne’ parentadi la donna deve cercar sempre marito maggior di lei per poter esser ben da lui governata, l’uomo eguale di lei o minor per poterla dominare; quando questa legge s’altera, come avverrebbe ora s’io mi sposassi con l’imperatrice Irene, l’uomo di marito si fa servo, onde riescono in matrimoni prima disonorati e poi infelici: e però ho fatta ferma risoluzione di non voler moglie tanto maggior di me per non esser forzato di sopportar l’ingiurie di lei con vituperio o vendicarle con vergogna, per