Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. III, 1948 – BEIC 1772693.djvu/249

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cioché le principesse si sforzano di pigliar bertoni, non mariti, quando fanno parentadi tanto diseguali. — Disse allora il signor Marcantonio, che non dovesse dubitar della pudicizia di Irene, tanto casta, né meno che dovesse esser superba, poiché non come hanno fatto [altre] regine li negava il nome di re, ma nell’istesso tempo che lo richiedeva per marito li mandava ancora il titolo d’imperatore. A che rispose il signor Prospero, che allora l’imperatrice Irene avrebbe mostrato d’esser casta e di non curar la dominazione, quando si fosse maritata con Carlo Magno imperatore, il quale, come era noto ad ognuno, avea mandato ad offerir le sue nozze, non lui, che sapeva di poter aggirar a suo modo. Replicarono allora quei signori, che l’amor sviscerato che ella mostrava di portarli l’averebbe mai sempre mantenuta umile e casta. Rispose il signor Prospero, che l’amor dell’imperatrice verso la sua persona e la voglia grande di ottenerlo per marito, si come erano state risoluzioni veementi, cosi di necessitá sarebbono state in progresso di tempo mutabili ; e che infatti la vera astrologia giudiziaria di considerar le cose future dalle passate chiarissimamente mostrava qual fine avrebbono le sue nozze con l’imperatrice: ché se Giacomo conte della Marca, pronepote di Lodovico il Santo re di Francia, fu tanto disprezzato dalla regina Giovanna di Napoli, e se pochi anni sono un principalissimo barone romano pericolò per voler l’ingiurie della moglie maggior di lui, egli vedeva chiarissimamente che poco diverso fine avrebbe fatto egli, quando fosse divenuto imperatore di Costantinopoli; oltre che, essendo egli italiano, al privato vilipendio della moglie s’aggiungeva il publico disprezzo di Greci, che avrebbono fatto di lui, ché se un pari di Filippo re di Spagna, divenuto marito della reina Maria d’Inghilterra, corse evidente pericolo, se presto non usciva di quel regno, antivedeva benissimo anch’egli quello che era per succedere ad un suo pari in Costantinopoli. Di modo che dovevano tener per certo, che ad un onorato cavaliere le nozze di sproporzionata grandezza riescono appunto come sono per l’ordinario i palagi piú belli, i quali hanno vaghissima entrata