Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. III, 1948 – BEIC 1772693.djvu/252

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E riscaldandosi Borbone nella sua difesa: — Sire — disse,— quei che mi tengono disleale al mio re non farebbono d’un mio pari cosi brutto giudizio, se considerassero la notoria ingiustizia che mi faceva il re Francesco quando, abbandonando la mia difesa, la quale dovea pigliare e per obligo d’esser mio re e per il merito del sangue sparso da mio padre, da me e da’ miei fratelli nel servigio della corona di Francia, mi lasciò preda della rapacitá di sua madre; la quale avendomi nel parlamento di Parigi mosso lite sopra lo Stato mio, conobbi benissimo che per la potenza di cosi grande avversaria averei prima riportata la sentenza contro, che si fosse cominciata la causa. È noto alla Maestá Vostra quanto le leggi santissime siano state prodighe nonché liberali nel concedere amplissimi privilegi a quella spada che altri impugna per difesa della propria vita e delle facultá assalite dalla violenza, e ognun sa che i prencipi sopra la vita e la robba de’ sudditi hanno solamente l’autoritá regia, la quale è molto limitata, ond’è che quando vogliono abusarla e servirsi della tirannica mancano d’esser re: e però quei che per propria difesa s’armano per opporsi alle loro violenze confesso che meritano qualche castigo, ma come audaci e superbi, non come ribelli e disleali; ed è anco noto alla Vostra Maestá, che gli oblighi de’ vassalli verso i re e de’ re verso i vassalli si corrispondono insieme, percioché il prencipe tacitamente giura d’esser giusto e il suddito espressamente d’esser fedele, ond’è che da’prencipi s’acquista la fedeltá de’vassalli con l’amministrazione della buona giustizia e la buona giustizia de’ prencipi si merita da’ popoli con la fedeltá; e il re Francesco fu prima ingiusto con me, quando mostrò non.curarsi che mi fosse tolto contro ogni ragione lo Stato, che io ribelle a lui, come egli pretende, allora che feci la risoluzione di volere difendere il mio patrimonio. E dico di piú alla Maestá Vostra, che io mai sempre sono stato sitibondo della gloria e

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dell’onore come si conveniva all’altezza del mio sangue reale, e però, quando la pazienza di lasciarmi spogliare di tutti i miei Stati da quella avarissima donna avessi conosciuto che