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RAGGUAGLIO XCIII

Tutte le monarchie e republiche di Europa sono chiamate in Deio al trattato di una potente lega contro il commune inimico ottomano.

Non i Goti, non i Vandali, gli Unni, gli Ostrogoti e gli stessi Longobardi, conculcatori del nobilissimo imperio romano, incendiari delle sacrosante biblioteche, estirpatori di tutte le buone lettere, furono mai tanto odiosi ed esosi presso la Maestá di Apollo, quanto è l’Imperio ottomano, inimico delle muse, distruttore di ogni virtú, il quale non solo l’Asia, giá tanto feconda di letterati, ma l’istessa [Grecia] madre della virtú, alimento delle sacrosante scienze, talmente ha rese ignoranti, che dove prima erano quelle provincie il miracolo delle lettere, sono ora il mostro di natura di tutte l’ignoranze. Si aggiunga che Sua Maestá tenacissimamente crede che la moderna opinione, che è entrata nell’animo di molti prencipi, che per sicuramente dominar i populi sia bene seminar tra di essi l’ignoranza, come quella che, rendendo gli uomini semplici e idioti, li rende piú atti ad esser aggirati dagli artifici dei prencipi, e però invero sia creduto che ella sia mirabilissimo istrumento per ridur ogni generosa nazione a sopportar con scelerata pazienza ogni proietto servigio, sia massima, dogma e precetto uscito dall’empia e ignorante scuola dei prencipi ottomani. Ma nell’ultima pesa dei prencipi, della quale abbondantemente si scrisse i mesi passati, essendosi chiaramente conosciuto che l’Imperio ottomano, ancor egli essendo mortale, tende al suo interito e che ogni giorno piú precipitosamente va mancando, la Maestá di Apollo, per vendicarsi delle molte ingiurie ricevute da cosi crudel nemico, fece sapere a tutte le monarchie e republiche di Europa che dovessero per tutti li 14 del presente ritrovarsi in Deio, a fine di trattare ivi e concludere una potente lega contro il commune nemico ottomano; e diede la cura di questa convoca