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CARTEGGIO

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berta, e l’infingardagine nella quale con tante violenze siamo stati sepolti conviene che nominiamo pace.

Io (cosi dettandomi il mio genio), avendo scritte cose pubbliche e morali, nelle quali non è lecito far panagirici e adular altrui, affinché l’aperta veritá, della quale ho fatto particolare professione, non m’apporti danno concitandomi contro lo sdegno di quei prencipi grandi, degli interessi e pensieri de’ quali ho ragionato, l’ho coperta con le vesti delle facezie, mascherata con le larve delle metafore; ma non mi è riuscito il disegno, perché anche cosi occultata è stata però ricognosciuta, perseguitata e cacciata dalle stampe. Onde io, affinché queste mie vigilie, nelle quali dopo la presente spero di viver lunga vita tra gli uomini, non muoino, ho risoluto farne dono alla Maestá Vostra, sicuro asilo di tutte le cose vertuose. e ne’ regni della quale, con rara felicitá de’ vostri sudditi, delle azioni del mondo sentire quae velit et quae sentiat dicere licet. E quando questi miei scritti dalla Maestá Vostra dotata di ogni piú pregiata scienza, di ogni piú scelta virtú, potessero essere favoriti di un solo sguardo, mi stimarei di toccar il cielo con il dito, che l’oscuro nome mio fosse pervenuto alla notizia del maggior uomo ch’abbia il genere umano, del piú gran monarca che si trovi tra tutti i prencipi, del piú glorioso re che giammai abbia avuta la bellicosa nazion inglese.

Conservi Iddio lungo tempo prospera la reai persona di Vostra Maestá, alla quale faccio umilissima riverenza.

Da Vinegia, gli 27 d’augusto 1612.

Di Vostra Maestá devotissimo e umilissimo servo Traiano Boccalino.