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CARTEGGIO

provisa e la lunghezza noiosa del mio catarro m’avesse conceduto il trapiantarle dall’oscura confusione alla luce del mondo. Ora la raccomando alla sua perspicace intelligenza, pregandola dove vedrá una stella in margine andar dilucidando i pensieri: Perché (a dirle il vero) nell’accompagnar col testo la glosa ho voluto piú tosto farmi velato senza lode, che chiaro co?i errore e biasimo. Il suo dire sollevará col proprio merito la bassezza delle mie considerazioni, le quali attendono a farsi seguaci della sua dottrina , senza penetrar nuovi dogmi impenetrabili. L’autore è Tacito: questo mi basti per iscusa appresso di lei e per difesa appresso gli altri, se poco bene avrò considerato que’ luoghi , ch’ella copiosamente lascia dichiarati. Che potevo aggiunger io a Vostra Signoria? Stimo avanzarmi assai col saper manifestarmi cieco rispetto a lei, che in tutte le scienze, ma in questa specialmente, è unico Argo. Porsi qualcuno mi terrá per virtuoso vedendo le mie ombre accompagnate co’ suoi colori. Aspetto risposta.

Di Verona, [1612-13].

XXXII

A Ferdinando Gonzaga, duca di Mantova.

Serenissimo mio signore,

pur ora, avendo udito che Vostra Altezza, si ritruova in Verona, ho voluto inviarle la seconda Centuria de’ miei Ragguagli di Parnaso , cosi stimando io convenirmisi, essendosi ella degnata di approvar per buona la prima, che le mandai in Roma.

Umilissimamente supplico Vostra Altezza a ricever con la solita sua benignitá questa picciola dimostrazione di quell’animo mio devoto al suo nome, il quale solennemente le ho consacrato, e mi favorisca di tenermi nel numero de’ suoi piú devoti servitori.