Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. III, 1948 – BEIC 1772693.djvu/391

Da Wikisource.

386

TRADUZIONI

dosi Augusto doluto di molte cose brutte de’ crudeli costumi di quel giovane, avea operato che l’esilio gli fosse dato per decreto pubblico del senato, ma non mai egli stesso trascorse tanto innanzi nell’ira, che comandasse che fosse ammazzato alcuno del suo sangue; oltre che non è cosa credibile che, per sicurezza del figliastro, egli avesse voluto far ammazzare il suo nipote. Avea ben piú del verisimile che Tiberio e Livia, quello per assicurarsi dal timore di non perder lo Stato, questa per l’odio che come matrigna gli portava, avessero accelerata la morte a quel giovane tanto odiato da essi e del quale avevano tanta gelosia. Referendo il centurione (come è costume della milizia) che egli avea eseguito quanto gli era stato comandato, rispose Tiberio che egli non gli avea dato commissione alcuna e che di quanto avea fatto se ne dovea dar conto al senato; il che essendosi risaputo da Sallustio, consapevole di tutti i piú intimi secreti (egli avea mandato l’ordine in iscritto al tribuno), dubitando che tanto delitto non fosse apposto a lui e conoscendo che ugual pericolo egli correa se confessava il vero o se lo negava, avverti Livia che non era bene propalar i secreti domestici della casa, i consigli e pareri che davano i servitori e le esecuzioni che faceano i soldati di ordine del principe, e che Tiberio non volesse indebolir la forza del principato, facendo di tutte le sue azioni consapevole il senato, poiché il lor modo di regnare non era possibile che passasse bene, se tutta l’autoritá del commandare non depende da un solo.

[VII]. Ma a Roma i consoli, i senatori, i cavalieri precipitosamente correano a por il collo sotto il giogo della servitú, e quanto piú altri era maggiormente illustre, tanto piú in apparenza fingea e si affrettava di mostrarsi pronto e. con finta faccia, per non mostrarsi allegri per la morte del principe vecchio e malcontenti del nuovo, mescolavano con le lacrime le allegrezze e con i lamenti le adulazioni. Sesto Pompeo e Sesto Apuleio consoli furono i primi che giura[ro]no fedeltá a Tiberio Cesare, e dopo questi fecero il medesimo