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TRADUZIONI

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avrá donata la giovane, la mi vuol dare, ma che in effetto teme di esser iscavalcato da voi; ma io, per quanto posso considerare, dubito che egli abbia posto l’occhio addosso alla giovane.

Fedria. — Evvi altro?

Taide. — Non altro, perché io ne gli ho poco fa domandato. Fedria mio, molte sono le cagioni per le quali desidero cavar questa giovane di mano al Capitano: primieramente, perché ella è creduta da molti esser mia sorella; poi perché io vorrei far opra di trovarle e’ parenti e restituirnegli. Voi vedete, Fedria mio, come io sia sola in questa cittá, nella quale, essendo forestiera, non ho né amico né parente alcuno, onde, con questo mio cortese beneficio, desiderarci farmi qualche amico, che mi fosse buono in ogni bisogno che mi potesse occorrere. Però vi supplico che vi piaccia aiutarmi, e acciò piú facilmente mi riesca il mio disegno, permettete di grazia che questo Capitano, per pochi giorni, sia il primo appo me. Voi non mi rispondete?

Fedria. — Ahi, scelerata ! Risponderò io cosa alcuna a coteste vostre parole?

Parmenone. — Oh, buono! Vedi che seppe pur una volta risentirsi? Per mia fe’, che mi comincia Fedria a riuscir un uomo.

Fedria. — Ma io, sciocco, non sapea dove vi voleste riuscire: — Una fanciulla fu rubata di qua, l’allevò mia madre come propria figliuola, ella era creduta esser mia sorella, desidero tornegli per restituirla a’ parenti...—ecco che tutte queste finzioni non altro vogliono inferire alla fine se non che io, misero, solo, acciò potiate intromettere un vilissimo Capitano, sono eternamente iscacciato da quella casa: e questo per qual cagione, ingrata Taide, se non perché piú amate lui di me, il quale mi diedi giá a credere di esservi piú che mediocremente caro; e ora siete entrata in gelosia fin di questa giovane, ch’ella non vi tolga questo vostro bel Ganimede.

Taide. — Io son entrata in gelosia di questa giovane, eh? Oh, Fedria, che torti son questi che mi fate?