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TRADUZIONI
Fedria. — Qual’altra cosa è dunque quella che vi tormenta? Ditemi, di grazia, questo vostro Capitano è egli solo a donarvi? Quando mai, Dio immortale, avete voi trovata chiusa la porta della mia liberalitá ne’ vostri bisogni? L’altro giorno, che v’inchinaste di accennarmi che desideravate una fante mora, dica Parmenone se, lasciata ogni altra mia faccenda, mi quietai mai finché l’ebbi trovata; similmente, perché mi deste a vedere che desideravate un eunuco, perché solo le reine gli usano, io, che in questo come in ogni altra grandezza vi vorrei vedere andare al pari alle maggiori reine, similmente lo trovai, e ieri, né sia ciò detto per buttarvelo in occhio, isborsai per l’uno e l’altra dugento ducati, e con tutto che io mi vedessi cosi crudelmente trattato da voi, non perciò m’iscordai di trovargli: e per questi servigi son disprezzato da voi.
Taide. —A che proposito mi ricordate voi, Fedria mio, queste cose? Con tutto che io estremamente desideri cavar questa giovane di mano al Capitano e pensi per questa via far commodamente quello che desidero, nondimeno, piuttosto che avervi nemico, farò quanto vi piacerá comandarmi.
Fedria. — Piacesse a Dio che questa parola «piuttosto che avervi per nemico» vi uscisse dal cuore ! Se io mi credessi che fosse detta da voi senza simulazione, potrei soffrire ciò che vi piace.
Parmenone. — Oh, oh, non lo dissi io che una parolina immelata gli avrebbe fatto ammainar le vele?
Taide. —Io non dico di cuore, eh? Oh, meschina me, qual cosa avete voi mai desiderata da questa vostra disgraziata Taide, che non l’abbiate prima ottenuta che mostrato desiderarla? E io non posso impetrar da voi due, due giorni: almeno che me ne concediate uno solo.
Fedria. — Se fossero due soli, forse che mi ci potrei arrecare, ma temo che questi due non diventino venti.
Taide. — In buona fe’, che non saranno piú di due, o pur...
Fedria. — O pur che? Io non voglio che siano piú di due.
