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TRADUZIONI

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Taide. — Non saranno piú, non temete; però concedetemi ch’io impetri questa grazia da voi.

Fedria. — Credimi, Parmenone, che Taide ha ogni ragione: però, anima mia, son forzato far ciò che vi pare.

Taide. —Meritamente vi ho fatto libero dono dell’amor mio.

Fedria. — Non l’avete donato ad uomo che non l’abbia carissimo sopra tutte le cose. Io frattanto, Taide, me ne andrò a confinarmi in villa, ove mi macerarò questi due giorni: son risolutissimo far cosi, son forzato compiacer l’anima mia di quanto vuole. Tu, Parmenone, fa che le siano menati l’eunuco e la mora.

Parmenone. — Tanto farò.

Fedria. — Taide mia, per questi due giorni state sana.

Taide. — E ancora voi, Fedria mio. Volete altro da me?

Fedria. — Che altro posso io volere, se non che, stando voi col corpo presente a questo importuno soldato, gli stiate lontano con l’animo, che cosi il giorno come la notte tutta mi amiate, mi insognate, mi aspettiate, che in me pensiate e che mi speriate, e che col pensar in me vi pigliate piacere, e che col cuore stiate tutta con meco, e finalmente fate che io sia l’anima vostra, poiché voi siete la vita mia. Parmenone, andiamo, ché mi è tornato lo spirto.

Taide. — Infelice me! Forse che Fedria, non giudicandomi punto dissimile di costumi dalle altre mie pari, non mi crede; ma questo so io di certo: che gli ho detta la chiara veritá, non avendo io cosa che mi sia piú cara di questo Fedria, e quello che ho fatto, solo ho fatto per cagion di questa giovane, alla quale spero aver giá trovato il fratello, giovane molto nobile. Egli ha detto di voler venir oggi a trovarmi in casa, però voglio entrare e aspettarlo mentre che viene.