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TRADUZIONI
Parmenone. — Gli anni?
Cherea. — Devono essere da sedici incirca.
Parmenone. — Ella è nel fiore.
Cherea. — Che occorre ragionarne piú? Però vedi, di grazia, ch’ella sia mia e, purché io l’abbia in mio potere, non mi curo averla o per forza, o per inganno, o per preghiere.
Parmenone. — Ditemi dunque: di chi è questa giovane ?
Cherea. — Non lo so.
Parmenone. — Di donde è ella?
Cherea. — Medesimamente non lo so.
Parmenone. — E dove abita?
Cherea. — Nemmeno so questo.
Parmenone. — Dove l’avete voi veduta?
Cherea. —Questo so ben io, e ora, venendo io qua, mi rodea fra me stesso e pensava quello che è verissimo, cioè che non vive oggi giovane al quale nella felicitá piú si attraversino le sciaure di me.
Parmenone.— Che disavventura è stata dunque questa vostra ?
Cherea. —Tale che mi ha rovinato affatto.
Parmenone. — Dite, di grazia, ciò che vi è occorso.
Cherea. — Odi, dunque: conosci tu quel vecchio, che non si lontana mai dalle coste di mio padre? il fratello di mia madre! Io so che tu non conosci altro.
Parmenone. — Come, se lo conosco!
Cherea. — Or costui, mentre io seguiva questa giovane, mi si fa incontro.
Parmenone. — Egli è stato un importuno e incomodo incontro.
Cherea. — Anzi, la maggior sciaura ch’io udissi mai, perché gli incontri incomodi son di altra sorte; e ti posso giurare che sono piú di sei, anzi piú di sette mesi che io non l’ho mai veduto, e ora mi è dato tra i piedi, quando manco bisognava. Non par questa mia una disaventura mostruosa?