Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. III, 1948 – BEIC 1772693.djvu/413

Da Wikisource.

4 o8

TRADUZIONI

Parmenone. —Voi avete buon dire: tutta la broda si verserá poi sopra di me, e che è una infamia a pensarvi, nonché a porla in esecuzione.

Cherea. — Ti par egli infamia se, menandomi tu in casa di costei, io abbia occasione di render a quelle impiccate, dalle quali siamo ogni giorno burlati e maltrattati in mille modi, il contraccambio de’ tormenti che ne danno? Ingannando io loro, come noi, infelici giovani, siamo in ogni tempo menati per lo naso da loro, ovvero, senza mai cercar di vendicarsene, in ogni mal modo dobbiamo noi sopportar tante loro sceleratezze, è di ragione ch’elleno sieno ingannate da me, il qual inganno se mai sará risaputo da alcuno, ogni uomo di buon giudizio istimerá, che esse se lo sieno compro a denari contanti e che io le abbia fatto il dovere.

Parmenone.— A che proposito questo? Se giá siete risoluto farlo, alle mani! Ma in ogni disgrazia che possa nascere, non rivoltate la colpa sopra il vostro Parmenone.

Cherea. — Non farò: non dubitare.

Parmenone. —Mi comandate voi, ch’io lo faccia?

Cherea. — Te lo comando, te lo commetto espressamente e ti sforzo e violento a farlo.

Parmenone. — Non vi disubbidirò mai. Venite via allegramente.

Cherea. — Iddio ce la mandi buona.

ATTO TERZO

SCENA PRIMA

Trasone, Gnatone e Parmenone.

Trasone. — Di modo che Taide mi rende infinite grazie? Gnatone. — Infinitissime.

Trasone. — E dici ch’ella n’è allegra?