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TRADUZIONI

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della bellezza di costei, poiché ben sapete quanto io sia diligente vagheggiatore di bei visi e quanto mi dispiacciono le cose mediocri? Or di questa giovane, bellissima sopra ogni altra donna, divenni poco fa amante.

Antifo. — Dite voi da dovero? È ella poi cosi bella come voi dite?

Cherea. — Bastivi questo solo: che se mai la vedrete, so certo che le darete vanto della piú bella giovane che sia in questa cittá. Che piú? Non cosi tosto oggi la vidi, che fieramente me ne accesi; a caso noi avevamo in casa un eunuco, il quale mio fratello avea compro per donar a Taide: or, innanzi che costui le fosse menato in casa, Parmenone, nostro servidore, mi accennò quanto io dovea fare e a me bastò solo ch’egli aprisse la bocca.

Antifo. — Che ne segui poi?

Cherea. — Non m’interrompete, che l’udirete tanto piú presto: volea Parmenone ch’io cambiassi e’ miei vestiti con quei dell’eunuco e che gli comandassi che, in iscambio di colui, mi menasse a donar a Taide.

Antifo. —O che mi dite? In iscambio dell’eunuco?

Cherea. — Cosi è.

Antifo. — E da tal inganno che piacere volea egli che voi ne pigliaste?

Cherea. — Mi meraviglio di voi, che me ne domandate; che vedessi, udissi e stessi insieme con colei con cui tanto desiderava trovarmi. È forse questa al vostro giudizio lieve cagione ad indurmi a mutar l’abito e picciola ragione a farmi risolvere ad andarvi? Insomma fui donato a Taide, la quale, poi che mi ebbe ricevuto allegramente, mi mena in casa e, raccomandandomi strettamente la giovane, la dá in mia guardia.

Antifo. — Diede la giovane in guardia a voi?

Cherea. — A me stesso.

Antifo. — Fece una buona elezione a dar la lattuca in guardia a’ paperi.

Cherea. — E mi comanda di piú eh’ io non le lasci accostar uomo di casa e che non me le levi da canto, ma me ne