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TRADUZIONI

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SCENA SECONDA Fedria solo.

Fedria. — Mentre me ne vo in villa cominciai fra me stesso per istrada, come accade quando si ha qualche travaglio nell’animo, a entrar col pensiere d’una in altra cosa, le quali tutte io pigliava in cattiva parte: che occorrono piú parole? Mentre me ne vo cosi sopra pensiere, non avvedendomene, passo la villa di un pezzo, e giá era molto discosto quando me ne avvidi, onde tutto di mala voglia me ne torno indietro; quando poi giunsi al vicolo che va alla villa, mi fermai un poco e cominciai a pensar fra me stesso a’ fatti miei, dicendo: — È egli possibile ch’io sia forzato star qua solo, confinato in questa villa due giorni interi, senza vedermi la mia Taide? Pur che sará poi, quando sarò tornato alla cittá? Nulla. Come nulla? Si! Non potrò star con esso lei e godermela, non avrò almeno comoditá di vederla? E quando quello non mi è lecito che desidero, almeno, per non patir tanta miseria, potrò ricrearmi con la dolce vista di lei, il che, sebben è tenuto l’ultimo e piú vii diletto che possa godersi da giovane amante, a me, misero e scacciato, sará carissimo—. Con questi pensieri, a bello studio, passo la villa, con fermo proposito di venir qua. Ma che vuol dir, che Pizia esce di casa con tanta fretta e cosi mal contenta?

SCENA TERZA Pizia, Fedria e Doria.

Pizia. — O meschina me! Dove troverò io quel disgraziato? Dove si sará fitto quel manigoldo e in qual luogo lo cercarò io, scura me? È egli possibile che abbia avuto tanto ardire di commettere una cosi gran furberia?

Fedria. — Ohimè ! Che cosa di male sará accaduto in quella casa?