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TRADUZIONI

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I casi brutti si deve fuggire il raccontarli, perché altri se ne mostra consapevole, o facilmente ne può venir in sospetto, ma chi si diletta piu tosto di udirli raccontare mostra una ignoranza passata e presente.

Pizia. — Dici bene e cosi farò.

Doria. — Ma veggio qua di lontano messer Cremete; non potrá indugiar molto a venir Taide a casa.

Pizia. — E come lo sai?

Doria. — Perché, fin da che io mi partii, era cominciata tra di loro una rissa.

Pizia. —Tu porta in casa questo oro e queste gioie, ch’io intenderò da costui come la cosa passi.

SCENA QUINTA Cremete e Pizia.

Cremete. — Ah, ah! a fe’ che me l’hanno attaccata! Mi hanno dato bere tanto, che parmi ch’il vino mi faccia un poco andar girone e, mentr’io era a tavola, mi son forzato esser continente e tale mi parea essere, ma poiché me ne son levato, veggio che né i piedi né il cervello fanno bene il fatto loro.

Pizia. — O messer Cremete!

Cremete. — Chi mi chiama? O Pizia, che fai? Tu mi par ora molto piú bella di poco dianzi.

Pizia. — E voi a me molto piú allegro.

Cremete. — È vero dunque il proverbio, che senza la crapula la carne non si risente. Ma Taide deve esser arrivata prima di me.

Pizia. —Si è ella partita da casa il Capitano?

Cremete. — Mille anni sono che si parti; grandissimi contrasti sono nati tra il Capitano e lei.

Pizia. — Non vi chiese la padrona che le faceste compagnia?