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TRADUZIONI
Trasone. — Oh, oh! Evvi altro che dire?
Cremete. — ...cittadina di questa cittá...
Trasone. — O che novelle?
Cremete. — ...e mia sorella.
Trasone. — Oh, viso senza vergogna!
Cremete. — Capitano, io ti fo sapere finalmente, che tu non faccia a Taide cosa che non stia bene, ché te ne pentirai. Io voglio andar a chiamar Sofronia balia, che venga a riconoscer la giovane per mia sorella.
Trasone. — Che ti credi tu di esser l’imperador del mondo, che mi vuoi proibire che io non tocchi la robba mia, che mi son compra a denari contanti?
Cremete. — Si, che te lo voglio vietare.
Gnatone. — State a voi, signor Capitano, ché costoro vi vogliono fare una cavaletta: essi son cosi razza di zingani, come io son qui.
Cremete. — Ti sei ancor chiarito dell’animo mio tanto che ti basti?
Trasone. — E tu, Taide, dici ancor lo stesso?
Taide. — Non mi star a rompere il capo: va, trova chi ti risponda!
Trasone. —Che partito dobbiamo noi pigliar, Gnatone? Vogliam dar dentro e mandar ogni cosa a fil di spada?
Gnatone. —Son di parere che indugiamo fino a domattina, perché voi vederete che questa lorda vi verrá or ora dietro, supplicandovi con tanto di memorialone che, per l’amor d’iddio, le perdoniate.
Trasone. — Credi tu che sará poi cosi?
Gnatone. — Anzi, mi par vederlo pur ora. Volete dar a conoscer a Gnatone la natura delle donne, che ne ha fatte mille notomie? Non vogliono, quando altri le priega, e ti corrono dietro quando le fuggi.
Trasone. — Tu hai un discorso e un giudizio meraviglioso: si vede benissimo che hai mia pratica.
Gnatone. —Sbando dunque l’esercito?
Trasone. — Fa quello che ti pare.