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SCENA TERZA Pizia, Cremete e Sofronia.

Pizia. — Che burla potrei io far mai a quel bricconaccio di Parmenone, in iscambio di questa ch’egli ha fatta a noi, di menarci questo Cherea invece dell’eunuco? Ma felice Pámfila, che si è cavata una voglia senza far peccato e con un cosi bel giovanetto! Uh, se la sorte mi mandasse una di queste disgrazie dinnanzi ! Ma non so’ di quelle assortate.

Cremete. — Muoveti un poco presto, balia.

Sofronia. — Mi muovo.

Cremete. — Veggio che ti rimeni come l’anitre, ma non affretti i passi.

Pizia. — O messer Cremete, avete voi mostrati tutti i segni alla balia?

Cremete. — Tutti, ad uno ad uno.

Pizia. — Ditemi, di grazia, che dice ella? Li riconosce?

Cremete. — Gli tiene a memoria tutti, che non ve ne manca pur uno.

Pizia.— Per mia fe’, che mi date una buona nuova, poiché io voglio tutto il mio bene a quella giovane. Entrate, ché è giá un pezzo che la mia padrona vi aspetta in casa. Ah, ah! Ecco che veggio venir in qua quella buona pezza di Parmenone: guarda come se ne sta scioperato! Parti che punto pensi alla sceleratezza che ha fatta? Se piace a Dio, spero che mi si apresenterá occasione di por una pulce nell’orecchio a questo ruffianaccio, che gli dará de’ guai per un pezzo. Io voglio entrar prima in casa per chiarirmi della ricognizion di Pámfila, poi tornerò fuori per affliggere questo pezzo di tristo.