Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. III, 1948 – BEIC 1772693.djvu/453

Da Wikisource.

448

TRADUZIONI

di donne disoneste; è egli per questo venuto dalla nostra villa nella cittá, per impararvi cosi belle virtú. Un disordine è cagion di cento, ma...

Parmenone. — Signor padrone, non occorre che mi guardiate torto, col viso dell’armi, perché io piuttosto mi eleggerei di esser vivo vivo squartato, che consigliarlo a far questa ribalderia.

Lachete. — Lascia andar ora il parlar de’ fatti tuoi, ché, se non muoio d’altro male che di vecchiezza, ti farò ben io impiccato; ma spedisci prima di dirmi il fin di questa mia disgrazia.

Parmenone. — Il signor Cherea fu menato in casa di Taide in iscambio dell’eunuco.

Lachete. — In iscambio dell’eunuco, eh? Da chi?

Parmenone. — Non vi curate di cercarlo; rimediamo a questo, che, avendovelo trovato quei di casa ed essendosi avveduti ch’egli avea tolta la verginitá alla giovane, dicono che l’hanno legato per adultero.

Lachete. — Ohimè, ch’io muoio di dolore e scoppio di rabbia !

Parmenone. — Considerate voi ora se queste puttane son sfacciatissime in superlativo grado.

Lachete. — Evvi altro di male, che tu non abbia detto?

Parmenone. — Non altro.

Lachete. — Che sto io a por mente, che non volo dentro questa casa, per aiutar mio figliuolo !

Parmenone. — Non è dubbio alcuno che questo errore, che son stato forzato di commetter oggi, mi arrecherá qualche pienaia addosso, né altro mi può campare, se non dire che il signor Cherea mi ha violentato farlo; di questo solo mi rallegro, che, per cagion mia, queste brutte sgualdrine avranno che grattare, poiché sono molti giorni ch’il padrone le avea ne’ corni e andava mendicando occasione di fargli qualche burla, ed ecco che la fortuna glie l’ha mandata innanzi.