Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. III, 1948 – BEIC 1772693.djvu/85

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soprintendenza nei poeti satirici, perché, essendo egli in concetto di Apollo di uomo amator del giusto, severo nella rigorositá della giustizia e capitai nemico dei sgherri, de’ quali si sapea che in Milano avea castigati parecchi, gli comandò che ponesse ogni sua diligenza in mortificare e affliggere alcuni poeti dicaci, che in Parnaso facendo il tagliacantoni, con ottave, terzetti, distici e altre composizioni infamatorie fregiavano l’onore e stroppiavano la riputazione di persone qualificate. È ben vero che cosi eminente grado da Sua Maestá fu contrapesato con una restrittiva importante, che di sua mano pose nella patente del conte, nella quale gli ordinava che il mese di marzo in modo alcuno ardisse uscir di casa. Amaramente si dolse il Fuentes con Sua Maestá del rigore di quella restrittiva e usò ogni artificio di preghiere per indurlo a levarla, come pregiudizialissima alla sua riputazione, ma il tutto fu indarno, perché Apollo liberamente gli disse che si quietasse, poiché egli stesso, se non l’avesse ritenuto il rispetto grande di non voler lasciar il mondo senza luce, si sarebbe rimasto in quel mese di far il suo solito viaggio per non affliggere il genere umano con la mala qualitá, ch’egli aveva, di commuover negli uomini umori perniciosissimi senza risolverli ; e che però non volea che in quel tempo fosse veduto per Parnaso un soggetto, che avea il medesimo difetto piú di lui. Con tutto ciò la nazion spagnuola, cosi larga nel fare ostentazione delle cose sue prospere come artifiziosa nell’occultar le infelici, per l’admissione del conte in Parnaso con fuochi artificiali, con girandole e con molti tiri di bombarde fece segni di straordinarie allegrezze; nelle quali accadde che, essendo passata la mezz’ora della notte, mentre la piazza dove stava il palazzo reale della serenissima Monarchia di Spagna era tutta piena di prencipi, che, sentendo gusto di veder quelle novitá, andavano diportandosi, il Fuentes, o per leggerezza d’ingegno, o per malignitá d’animo, o per disgusto privato, usci fuor di casa e ad un prencipe italiano attaccò un soffione, il quale cosi presto pigliò foco, che gli si crepò in mano e la fiamma di lui talmente gli brugiò la faccia, che, avendolo