Pagina:Boccalini, Traiano – Ragguagli di Parnaso e scritti minori, Vol. III, 1948 – BEIC 1772693.djvu/99

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parte delle Monarchie piú potenti por la mano alle armi per difendere il Moscovito, il quale, per l’aiuto pronto che vedeva di tanti potentati fatto anco piú ardito, liberamente disse che, se alcuno si trovava che avesse negato, che le lettere in infinito non difficultavano il quieto e buon governo degli Stati e che il prencipe con maggior facilitá commandava ad un milione d’ignoranti, che a cento letterati, nati al mondo per commandare, non per obbedire, mentiva per la gola. Tutto fuoco divennero i virtuosi per quella ingiuriosa disfida, e animosamente dissero, che il Moscovita aveva parlato con insolenza degna d’un ignorante e che gli avrebbero provato che gli uomini senza lettere erano asini che parlavano e buoi da due gambe. Di giá si vedea attaccata la zuffa, quando il censore: — Fermatevi—gridò, —portate il debito rispetto a questo luogo dove ci siamo tutti radunati per emendare i disordini, non per commettere gli scandali!—e tale fu la venerazione, che ognuno ebbe alla maestá del censore, che gli animi dei prencipi e i cuori dei letterati, ancorché molto infelloniti di sdegno, divennero in un subito placidissimi. Non si deve lasciar di dire in questo luogo, che il serenissimo duca d’Urbino, il quale prima sedea nella classe dei prencipi, come prima vide la questione attaccata, passò in favor dei virtuosi e, postosi nella prima fila, mostrò animo risoluto di perdere lo Stato, purché difendesse le arti liberali.

Quietati dunque tutti i rumori, il censore disse alla serenissima Libertá veneziana, che poi fu cavata dall’urna, che l’osso piú duro che giammai non poterono rodere le aristocrazie, come ella ben sapeva, era il tener a freno la gioventú nobile, la quale, quando con la soverchia licenza aveva disgustati i cittadini migliori, molte volte aveva cagionato la rovina di famose repubbliche; e che egli con dispiacer suo grandissimo udiva, che la gioventú nobile veneziana con l’orgoglioso suo modo di procedere angustiava molti onorati cittadini dello Stato di quella Libertá, i quali fortemente si dolevano che, mentre l’insolenza della nobiltá cresceva, i castighi scemavano; che però le ricordava esser Cosa pericolosa nelle aristocrazie,