Pagina:Boccalini - Ragguagli di Parnaso I.djvu/27

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tanto spesso usarono la republica romana e la fiorentina, essendo proprissima virtú del senato veneziano, con la severa osservanza delle sue antiche leggi, perpetuarsi nella sua florida liberta; e che in Vinegia non vedendosi quei difetti che par che non sappiano schifar gli altri potentati, che le diligenze, anco esquisite, in brieve tempo terminino in quelle supine negligenze che ad ogni libertá e a tutti i principati togliono la vita, meritamente gli parea di poter affermare come per cosa certissima, per cosi fatta prudenza la republica veneziana dover essere eterna col mondo sopra la terra. Appresso disse Angelo Poliziano che e quello che avea raccontato Pietro Crinito e altri mille ordini veramente eccellentissimi egli ammirava nella prudentissima republica veneziana; ma che rarissima cosa li pareva essere che una republica aristocratica, il vero fondamento della quale dagli scrittori piú intendenti delle republiche era riputata la paritá de’ beni tra la nobiltá, cosi lungo tempo avesse potuto mantenersi in tanta pace e grandezza in quella sproporzionata disuguaglianza di ricchezze che grandissima si vede nella nobiltá veneziana; nella quale ancor che si trovino i due tanto pericolosi estremi delle immense facoltadi e della molta povertá, in Vinegia nondimeno non si vedeva quel difetto che pareva che con umane leggi non fosse possibile proibire, che il ricco calpestasse il povero; il quale, ancor che grandemente invidiasse la fortuna dei facoltosi, o per la sviscerata caritá che in tutta la nobiltá veneziana regna verso la pubblica libertá, o perché le ricchezze, ancorché grandissime, da chi le possiede verso gl’inferiori non fossero abusate, tanto il povero quanto il facoltoso in quella felicissima patria con somma modestia si vedevano viver in pace. Dopo il Poliziano, disse Pierio Valeriano che l’unico miracolo che altri sommamente doveva ammirare nella republica veneziana, era il sito raro e mirabilissimo dove ella ha fondata la metropoli del suo imperio; dal quale credeva che i signori veneziani immediatamente dovevano riconoscere il benefizio grandissimo dell’augustissima libertá loro, come quello che perpetuamente gli ha assicurati dalle forze di molti prencipi