Pagina:Boccalini - Ragguagli di Parnaso I.djvu/322

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bocca stessa di Sua Maestá udito nominar Tacito per empio ateista: ingiuria, che se a quel sapientissimo scrittore da altri fosse stata detta che da Sua Maestá, anco in quel suo ultimo punto della vita almeno di parole non l’averebbe lasciata invendicata, e che con quella libertá che tanto era propria di chi piú non si curava di vivere, faceva noto ad ognuno che la veritá era che intanto Tacito conobbe Dio, che solo tra tutti gli scrittori gentili con Taltissimo saper suo essendo arrivato a conoscere quanto nelle cose della religione vaglia la fede di quelle cose che non si veggono o non si possono provar con la ragione, liberamente avea detto « scinctiusque ac reverentius visum de actís deorum credei’e, quam scire » (d : parole santissime e degne d’esser considerate da quei teologi che negli scritti loro si erano perduti nelle troppe sofistiche sottigliezze. Apollo, per le cose udite pieno di stupore e di meraviglia infinita, incontanente fece sciorre il Lipsio; e teneramente abbracciandolo: — O mio dilettissimo virtuoso — gli disse, — con quanta mia consolazione e tuo guadagno ho tentato la tua pazienza e fatta esperienza della tua virtuosissima costanza, e con le ingiurie che ho dette a Tacito, che sono le medesime con le quali lo accusano quelli che non lo studiano o non l’intendono, ho fatto prova della divozion tua verso quell’eccellentissimo istorico anco degno della meraviglia mia: e da quello che per ora da te ho udito, ben m’accorgo che l’hai letto con gusto, studiato con frutto, lucubrato con utilitá; perché la difesa che con tanta tua gloria hai fatto, conosco che non è tua, ma cavata dal mio e tuo Tacito. — Appresso poi si rivoltò Apollo verso i virtuosi che per curiositá d’udir la fine di quel giudicio in numero molto grande erano concorsi nella sala, e cosi disse loro: — O miei ben amati letterati, ammirate e perpetuamente imitate l’onorata costanza di questo mio glorioso virtuoso; e ne’ vostri cuori eternamente sia scolpita la dilezione infinita, la venerazione sempiterna di quel prencipe che grande sostenta la vostra riputazione, e non vi (1) Tacito, De*costumi de* Germani.