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Seguì delle Sabine. Ancor non marmi,
E non tappeti ornavano i Teatri,
Nè il palco vago era per piote tele;
Ivi semplicemente allor fur posti
I virgulti e le foglie, che recava
II bosco palatino, e non si vide
Decorata la scena allor con 1' arte.
Sopra i sedili di cespugli infesti
Assistea il popol folto, che all’irsuta
Chioma di fronde sol cingea corona.
Col cupid’occhio ognuno intanto nota
Quella, che far desia sua preda, e molti
Pensieri nel suo cor tacito volge.
Mentre d’agreste flauto il suono muove
Grottesca danza, ed il confuso plauso
Ferisce il ciel, ecco che il Re dà segno
Onde alla preda sua ciascun si volga.
Rapido il proprio loco ognuno lascia,
Fanne co’ gridi il suo desio’ palese,
E le cupide mani addosso slancia
Sulle Vergin d’insidie ignare, come
Fugge la timidissima Colomba
Dall’Aquila, e de’ Lupi il fiero aspetto
Agna novella; di spavento piene
Volean così le misere Sabine
De’ rapitori lor’schivar gli amplessi;
Ma da ogni parte senza legge inondano;
Niuna serba il color, che aveva innante;